Guardo, osservo, inquadro, osservo e click.
Un click che dura, come indica il mio display, una frazione piccolissima di un secondo.
Quante ne passano di frazioni così ogni giorno, miliardi e miliardi.
Dovrebbe passare inosservato quel tempo impercettibile, come qualsiasi azione seriale che compiamo oramai quasi senza accorgerci di farla.
E invece non è così.
Per nessun fotografo è così.
Quell’istante è un istante di apnea.
Tutto si ferma, il sangue non circola, il cuore non batte, le orecchie si chiudono.
Gli occhi si trasferiscono su quella scatola nera che per quell’istante sembra prendere vita.
In quel momento non esistiamo o almeno vorremmo non esistere.
Click, e tutto torna come prima.
È fotografando che ho capito che una grande qualità è leggerezza. Appoggiarsi sopra alle cose, ai sentimenti, alle persone. Non piegarle. Essere leggeri come una farfalla, che da un petalo prende lo slancio per volare via.